Puglia: l’estate del problem-solving!
- faby & ciako
- Feb 18, 2022
- 5 min read
Il 2021 non è stato un anno facile, né felice in particolare per chi vive di turismo e per chi continuerà a farlo cercando di adattarsi alle circostanze che possono variare in modo repentino e inaspettato da un giorno all’altro. Così, in questa estate del problem solving, ho deciso di orientare il mio interesse verso il turismo locale, rimanendo fedele alla mia amata Terra, la Puglia, e cercando di “tastare con mano” l’effetto che la pandemia ha avuto sulle piccole realtà del nostro territorio, su come queste hanno saputo reagire e riorganizzare lo spazio, il tempo e le proposte turistiche, senza venir meno alle aspettative dei visitatori.
Alla fine di questa calda estate, posso affermare con fierezza che la gente della mia Terra, e non solo gli esercenti del turismo, ha saputo rimboccarsi le maniche proponendo una varietà di attività coinvolgenti. I Pugliesi hanno saputo affascinare i turisti con proposte riguardanti l’arte e la cultura, la gastronomia e l’artigianato locali, valorizzando la ricchezza del territorio, la dedizione al lavoro e le tradizioni. Le esigenze dei vacanzieri alla ricerca di un nuovo modo di valorizzare il tempo, di una efficiente qualità del servizio e della calda accoglienza degli operatori e della gente del posto, sono state soddisfatte.
Questa pagina dà spazio soltanto ad alcuni degli operatori che hanno dovuto superare le grandi difficoltà economiche e trasformarle in energia e opportunità che trapelano dai loro racconti, dai loro sorrisi e dai loro occhi pieni dell’orgoglio di chi “ha sconfitto il Covid”.
Le preghiere di nonna Erminia

“Siamo figli del Covid!” – spiega Sabrina, proprietaria, insieme alla sorella Amy e alle loro famiglie, del Ristorante Erminia. “Questo ristorante ha visto la luce il 7 Marzo del 2020 e il buio due giorni dopo, il 9 Marzo … ma la sua anima non si è mai spenta!”. Un racconto triste ma con un finale che gratifica gli sforzi, il coraggio e l’entusiasmo di giovani ragazzi che hanno creduto in una scommessa più grande di loro. Erminia, ristorante di cucina agricola, nasce ad Alliste, un piccolo paese in provincia di Lecce, dall’amore di chi ci lavora ogni giorno cucinando con i prodotti del piccolo orto, servendo col sorriso portate generose, chiacchierando e raccontando la storia (ancora troppo breve) di questo posto magico immerso nel verde, tra alberi di fichi profumati, piante di lavanda, timo, origano e lime, … le coltivazioni che hanno salvato le famiglie dalla crisi del periodo Covid. Erminia è un connubio perfetto tra cielo, mare e terra che dista solo 4 km dalle splendide acque dello Ionio al quale è annesso il caratteristico agriturismo di “casedde”, anche questo frutto del lavoro, della buona volontà e della caparbia di queste famiglie salentine che non hanno voluto arrendersi.
Erminia è, quindi, un ristorante a gestione familiare, attraverso il quale Sabrina e Amy hanno tentato di esaudire le preghiere della Nonna Erminia, proprietaria della tenuta, che voleva vedere realizzati figli e nipoti dopo tanti anni di sacrifici e di dedizione alla terra. L’amore per la famiglia ha dato vita ad un ambiente autentico dove si percepiscono ancora i valori e le tradizioni della nonna di cui il ristorante porta il nome, tramandandone la filosofia a tavola. La nipote Sabrina racconta: “I nostri piatti sono volutamente abbondanti perché la filosofia delle nonne è quella di vedere, a fine pasto, soddisfatto chi è a tavola per aver mangiato bene e in compagnia di chi si ama!”. Quella di Erminia è una cucina in continua evoluzione che segue i ritmi scadenzati di ciò che la loro terra generosamente offre e che l’arte dello chef valorizza con fantasia e professionalità. Il menù è, apparentemente, semplice e cambia ogni settimana proponendo sempre sapori chiari e autentici, freschezza nelle materie prime e una cucina ricercata e colorata…un vero inno alla vita e alla nonna.
“È come se seduta a tavola ci fosse sempre la nostra famiglia!”.
Una Vita per l’Arte

Vincent, 70 anni, circa, di cui 27 vissuti allo scopo di realizzare il suo sogno. Figura eclettica, parlantina sciolta e precisa quando racconta della sua vita e del suo coraggio nel cercare rifugio nell’arte e amore eterno per la vita. “Sono nato due volte!” – racconta Vincent con gli occhi pieni di una luce particolare – “La poliomielite mi ha reso più forte di prima e mi ha permesso di realizzare il mio sogno (la sua casa)!”. È ancora più difficile mantenere viva questa passione quando la pandemia costringe tutti a casa e lo isola. Ma Vincent è un esempio di chi sa combattere e trovare sempre nuove strategie per rimanere a galla, nonostante tutto. Si concentra su quello che di più prezioso ha, la sua creatività, la sua arte, le sue profonde conoscenze, ma soprattutto l’estro.
L’Eremo di Vincent a Guagnano del Capo (Lecce) è un tripudio di colori sgargianti e un inno alla vita che non si arrende. 27 anni di follia racchiusi in ben oltre 40.000 opere tra quadri, sculture, statue, laboratori, gallerie d’arte e soprattutto la sua Casa che, dall’esterno appare come una piccola città che si snoda in diversi “quartieri” attraversati da pittoreschi vicoletti. La “Salita dei Girasoli”, da cui è possibile ammirare il sole che cala dolcemente nella campagna circostante, suggerisce la delicatezza dell’animo di Vincent.
A parole è difficile poter spiegare quanto sia strano e al contempo affascinante avere difronte una persona con un vissuto profondo e interessante come il suo. Il mio consiglio è quello di abbandonare stereotipi e pregiudizi, credere veramente che la diversità è fonte di ricchezza per lasciarsi trasportare con leggerezza dalle sue parole. A tratti artista, a tratti filosofo, a tratti Uomo, Vincent ti conduce per mano nel suo mondo, facendoti entrare nei segreti del suo animo e della sua forza. Il suo mondo è al di fuori delle paure e delle incertezze, dove “il Covid è solo un nemico da salutare col sorriso” – afferma Vincent, mentre conclude la sua ultima opera: “Tributo all’Universo”.
Sentieri di Puglia

La pandemia mi ha spinta a rifuggire dai luoghi super affollati di gente affannata alla ricerca di un ristoro o un luogo dove trascorrere piacevoli momenti in compagnia, e mi ha stimolato a ricercare luoghi dove poter ritrovare la tranquillità a stretto contatto con la natura.
Mi sono così imbattuta nel Sentiero delle Cipolliane, un percorso di trekking lungo 2.5 km, che si estende dal Ponte del Ciolo a Gagliano del Capo, sino alle Grotte delle Cipolliane che affiorano in prossimità del Capo di Leuca. Le Grotte sono ripari naturali sotto la roccia scolpiti dall’azione del vento e dello “spray marino” che si affacciano direttamente sul mare restituendo un senso di pace indescrivibile. Il sentiero è accessibile dalla strada principale, seguendo una segnaletica ormai sbiadita dal sole rovente e dal tempo. Si cammina per circa 40 minuti a ridosso della parete rocciosa senza perdere mai di vista il mare cristallino. Si percorre il tragitto tra fichi d’india, coralli terresti, roccia carbonatica e una rigogliosa macchia mediterranea. Il sentiero di ritorno è il medesimo, ma, volendo, ci si può spingere fino alla vista mozzafiato dell’insenatura del Ciolo, dove è possibile fare un bagno fra le onde che si infrangono dolcemente sulla scogliera, un sollievo per gli occhi, per il corpo e per lo spirito. Suggerisco il Bar Ristorante “L’incanto”, incastonato nella roccia degradante al mare, per rilassarsi sorseggiando un buon cocktail sulla terrazza che affaccia direttamente sull’azzurro Adriatico.
Claudia Cassano (IG: @aka_ciako)
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